Disturbi dello spettro della neuromielite ottica: AIFA autorizza inebilizumab

Scritto da Redazione Sifoweb Il .

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AIFA ha approvato il rimborso di inebilizumab per il trattamento dei pazienti adulti affetti da disturbi dello spettro della neuromielite ottica (NMOSD). 

Inebilizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato afucosilato diretto contro i linfociti B che esprimono l’antigene di superficie CD19, linfociti che sono primariamente coinvolti nel meccanismo patologico della NMOSD.Venclyxto in combinazione con azacitidina è indicato per il trattamento di pazienti adulti con leucemia mieloide acuta (AML -acute myeloid leukaemia) di nuova diagnosi non idonei alla chemioterapia intensiva.

La NMOSD è generata da un’anomala risposta autoimmune sostenuta dai linfociti B che sono normalmente deputati alla difesa dell’organismo. Nella NMOSD, invece, questi linfociti secernono AQP4-IgG, un auto-anticorpo che attacca gli astrociti, le principali cellule di supporto del sistema nervoso centrale, causandone la distruzione. La NMOSD è spesso oggetto di diagnosi errata a causa della sua somiglianza con altre malattie come la sclerosi multipla (SM). Infatti, il 41% dei pazienti con NMOSD dichiara di aver ricevuto una diagnosi iniziale di SM. Come affermano gli esperti, alcuni trattamenti per la SM potrebbero esacerbare la NMOSD, pertanto una diagnosi accurata è fondamentale.

Inebilizumab è autorizzato dalla Commissione Europea in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti affetti da NMOSD sieropositivi per le immunoglobuline G anti-aquaporina-4 (IgG AQP4), che riguardano il 60-75% dei pazienti con questa malattia. Nello studio clinico pivotale N-MOmentum, inebilizumab ha dimostrato una riduzione significativa del rischio di un attacco di NMOSD con sole due iniezioni all’anno, a seguito delle iniziali dosi di carico. Inoltre, l’89% dei pazienti positivi all’AQP4-IgG è rimasto libero da ricadute durante i sei mesi successivi al trattamento, e più dell’83% dei pazienti sotto trattamento non ha avuto attacchi per almeno quattro anni.

Fonte: www.osservatoriomalattierare.it

Redazione SIFOweb

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