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Farmacisti in emergenza terremoto

Il .

Intervista a Francesco De Vita, Segretario Regionale SIFO Abruzzo

Cosa è una emergenza terremoto?
Se l'emergenza è definita come improvvisa difficoltà, dove è necessario un intervento rapido e immediato, bisogna dire che il terremoto non ti lascia intervenire in modo rapido come si vorrebbe perché a volte non hai certezze. Così è successo in Abruzzo, chi si aspettava che l'Ospedale, che deve essere il centro per gli aiuti,

crollasse insieme agli altri edifici? I colleghi aquilani che si sono recati subito dopo l'evento al loro posto di lavoro hanno trovato una situazione non prospettata: l'Ospedale era danneggiato e la Farmacia pericolante.

Cosa avete fatto inizialmente?
I colleghi de L'Aquila sono stati solerti a recarsi in Ospedale, sono stati molto coraggiosi ad entrare in Farmacia per prelevare farmaci e dispositivi che servivano per i primi soccorsi. Solo chi si è recato a L'Aquila e ha visto com'erano ridotti i locali della Farmacia può capire il loro coraggio.
Tutti noi altri la mattina con difficoltà abbiamo cercato di metterci in contatto con L'Aquila per apprendere le condizioni di salute dei colleghi e dei loro familiari e poi chiedere di cosa avessero bisogno. È nata subito una rete di contatti in tutta la regione per sapere, conoscere ed avere una situazione più precisa di quello che era successo.

Come vi siete organizzati?
Per arrivare L'Aquila non era facile e l'unico modo per entrare in relazione con la macchina dei soccorsi è stato tramite il Servizio Farmaceutico Regionale, che aveva contatti diretti con la Protezione Civile e questo ci ha aiutato molto nei passi successivi. All'inizio abbiamo pensato che il maggior problema fosse fornire aiuto ai colleghi della Farmacia Ospedaliera e ci siamo organizzati per recarci quotidianamente in loro aiuto. Nei giorni a seguire, con lo spostamento degli sfollati sulla costa, abbiamo scoperto che il problema più grosso era di "ridare memoria" alle terapie di tutti quei pazienti che si trovavano lontano dalle loro case, dai medici curanti e che avevano dimenticato i farmaci che assumevano. In collaborazione con il Servizio Farmaceutico Regionale, sono stati recuperati i database dei consumi ospedalieri e territoriali degli abitanti della ASL de L'Aquila ed attivati due call-center uno con sede presso il Centro Studi SIFO e l'altro presso il Servizio Farmaceutico della Asl di Teramo dove complessivamente hanno operato giornalmente almeno sei colleghi in modo volontario.

Chi coordinava gli aiuti?
Ogni sera con una mail che ho chiamato "mail quotidiana" diramavo un bollettino di quello che stavamo facendo, di cosa c'era bisogno e chiedevo la disponibilità dei colleghi; tutti aspettavano la mail e la leggevano costantemente e attentamente, anche chi in passato si era dimostrato pigro con il computer. Ogni giorno era preparato il piano di aiuti, in base alle disponibilità ricevute, alcuni farmacisti andavano a L'Aquila altri ai call-center. Per due settimane circa otto colleghi sono stati impegnati giornalmente sui due fronti.

Con chi maggiormente avete collaborato?
Il rapporto con le Istituzioni, già difficile in tempi normali, lo è stato anche in questo momento. Devo dire che abbiamo trovato in tutti i componenti del Servizio Farmaceutico Regionale delle persone disponili e credo che da questa stretta collaborazione abbia tratto vantaggio tutta la popolazione abruzzese terremotata. Molti colleghi, ai quali esprimo gratitudine, da tutta Italia hanno fatto sentire la loro vicinanza, e tra questi Laura Fabrizio e Enrico Costa: Enrico ha creato una rete di colleghi pronti all'occorrenza a venire a L'Aquila, come hanno fatto Chiara Tibaldo e Alessandra Pasqualin, a loro un ringraziamento speciale, perché durante la loro permanenza a L'Aquila hanno mostrato volontà, sacrificio, adattabilità e umanità.
Un grazie particolare a Massimo Di Muzio che è intervenuto come Responsabile della Farmacia dell'Ospedale da Campo della Protezione Civile della Regione Marche ed è stato presente dalle prime ore dopo l'evento dando un supporto tecnico, logistico e morale e dimostrando un grosso senso di sacrificio e umanità.

Cosa può essere fatto in futuro?
Preparare una struttura che possa essere pronta ad interventi di questo tipo, soprattutto creare un collegamento stabile con la Protezione Civile o con altre associazioni di volontariato.

L'emergenza è oggi finita?
No, non è finita, infatti i colleghi lavorano ancora in condizioni disagiate, dentro tende e container. In questi giorni l'Ospedale sta in parte riaprendo, ma per la Farmacia è ancora quasi come al 7 aprile 2009. Infine mi sento di fare un augurio a Maria Pia, Anna Maria, Esther, Serena, Fabio e Nicola che possano ritrovare al più presto una sede idonea per il loro lavoro quotidiano e poter tornare a vedere il futuro con serenità.

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